Marco Trotta

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#Guerrieri era una ossessiva campagna di Enel Spa che da giorni faceva capolino sulle pagine dei giornali ed in tv. L'intento era chiaro: rinnovare l'immagine appannata sul mercato dell'ex(?) monopolista dell'energia in Italia con un po' di immagini epiche e descrizioni forti. Partite Iva, studenti, donne in carriera, ecc. quello che inorgoglisce lo spirito italico in cerca di rivalse oltre la crisi. Ma il cuore di tutto questo, e a conti fatti il tallone di achille, era ad un immancabile e cool hashatag, ovvero "quelle cose cor cancelletto" avranno detto alla Saatchi & Saatchi che l'ha ideata. A guastargli la festa, però, ci hanno pensato i Wu Ming e molte altre persone che hanno fatto un vero e proprio dirottamente dell'hashtag. Ovvero, visto che una volta lanciato in rete un hashtag diventa un vero e proprio "bene comune" utilizzabile liberamente da chiunque, non è detto che i fini debbano essere quelli commerciali dell'azienda di turno o dell'agenzia di pr che l'ha ideato. In questo caso, per esempio, si è trasformato in una specie di inchiesta sociale in tempo reale su tutte le malefatte di Enel. Qui c'è il loro post su Giap (http://ur1.ca/fop9h), qui una descrizioni su quello che è successo (http://ur1.ca/fop9k ) e qui un'altra fatta con Storify (http://ur1.ca/fopny). Non è stata la prima volta, e forse non sarà l'ultima. E quindi è bene che i movimenti in Italia aggiornino le loro campagne anche con questi tipi di azione.

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